Consigliere dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Avellino con delega alla Crisi d’Impresa, il dottor Ottavio Barretta opera nel settore della “Crisi di impresa” nel territorio regionale. In questa intervista approfondisce il quadro attuale delle imprese locali, gli effetti concreti del nuovo Codice della crisi e il ruolo chiave dei professionisti nella salvaguardia del tessuto economico. Un’analisi lucida e puntuale, che è anche un invito pressante a non rimandare: “Attendere può essere fatale. Agire subito con gli strumenti giusti fa la differenza tra il salvataggio e il fallimento”.
Dottor Barretta, qual è oggi il suo ruolo all’interno dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Avellino?
“Dal 2022 ricopro il ruolo di consigliere dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Avellino, presieduto dal dottor Mario Lariccia. Il Consiglio ha deciso di conferirmi due deleghe: una relativa alla Revisione delle Parcelle e l’altra alle Procedure Concorsuali e Crisi d’Impresa. In qualità di consigliere delegato, il mio compito è quello di fare da raccordo tra il Consiglio e le commissioni competenti per ciascuna delle materie a me affidate, seguendone da vicino l’attività e supportando l’organizzazione delle iniziative collegate”.
In cosa consiste, più nello specifico, la sua delega alla Crisi d’Impresa e quali attività ha promosso in questo ambito?
“Come consigliere delegato alla Crisi d’Impresa ho avuto il piacere di promuovere e organizzare almeno 4 eventi di rilievo e riconosciuto valore. Tra questi, merita una menzione speciale il primo Short master sulla Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, tenutosi nel corso del 2024. L’iniziativa è stata possibile grazie alla fiducia accordatami dal Presidente Lariccia ed alla determinante collaborazione della Commissione Procedure Concorsuali, allora presieduta dal collega dottor Walter Palermo, oltre che dell’Ordine degli Avvocati; la stessa ha ottenuto il patrocinio della Camera di Commercio Irpinia-Sannio, dell’Associazione Costruttori, di Confindustria Avellino. All’evento hanno preso parte oltre 120 professionisti, tra commercialisti e avvocati, e sono intervenuti relatori di altissimo profilo, tra cui giudici delegati, professori universitari e professionisti provenienti da tutta Italia. Inoltre abbiamo previsto che gli enti patrocinanti mandassero loro dipendenti al fine di acquisire/approfondire competenze in materia. Si è trattato di un’iniziativa che ha dato lustro non solo alla nostra categoria, ma anche alla città di Avellino. Attualmente, stiamo lavorando con impegno all’organizzazione di un nuovo evento di pari importanza e autorevolezza”.
Quanto è sentita in Irpinia la questione della crisi d’impresa e in che misura, secondo lei, la pandemia prima e l’inflazione poi hanno inciso sul tessuto economico locale?
“In Irpinia, come nel resto d’Italia, la crisi d’impresa è un tema di grande attualità e crescente rilevanza per noi professionisti. Purtroppo, molte aziende del territorio si sono ritrovate in situazioni di squilibrio finanziario, ovvero nell’impossibilità di far fronte con regolarità alle proprie obbligazioni. Le cause principali di questa condizione sono da ricondurre anche agli effetti prolungati della pandemia e, successivamente, all’impatto dell’inflazione. Tuttavia, il Codice della Crisi d’Impresa, se applicato con competenza e in modo tempestivo, offre strumenti utili per intercettare per tempo le situazioni di difficoltà e intervenire in modo efficace, contribuendo a riequilibrare o persino superare gli stati di crisi”.
Qual è lo stato di salute delle imprese irpine oggi? Ci sono settori che resistono meglio alla crisi rispetto ad altri?
“Lo stato di salute delle imprese irpine, purtroppo, non è particolarmente positivo. Si registra una contrazione del numero di imprese attive e un calo della natalità imprenditoriale. Secondo i dati del primo trimestre 2025, emersi dall’analisi Movimprese di Unioncamere e InfoCamere, il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni è negativo: -205 imprese, con un tasso di crescita pari a -0,5%. Sebbene questo dato sia leggermente migliore rispetto al -0,55% dello stesso periodo del 2024, resta comunque al di sotto della media regionale, che si attesta intorno alla “crescita zero”. Il settore del commercio, in particolare, è in forte difficoltà, con un numero di chiusure che supera di quasi tre volte quello delle nuove aperture. Tuttavia, ci sono settori che mostrano una maggiore capacità di tenuta. Tra questi l’agroalimentare, il vitivinicolo, il turismo e l’ospitalità, così come l’industria ad alto contenuto tecnologico e il comparto dei servizi, che in genere registra un saldo positivo. Proprio da questi settori potrebbe partire una possibile ripresa dell’economia irpina, i cui primi segnali si incominciano ad intravedere”.
Molte PMI lamentano difficoltà di accesso al credito e carichi fiscali insostenibili. L’Irpinia risente più di altre aree di questi problemi?
“Sì, l’Irpinia risente in misura ancora più marcata di queste problematiche. Le difficoltà di accesso al credito e l’elevata pressione fiscale sono criticità diffuse su scala nazionale, ma nelle aree già strutturalmente fragili come la nostra, dove lo stato di crisi è più accentuato, gli effetti diventano ancora più penalizzanti per le piccole e medie imprese. E’ necessaria una maggiore collaborazione e sinergia tra imprese, istituzioni locali e sistema bancario al fine di creare sempre maggiori opportunità ed iniziative imprenditoriali.
Il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è ormai pienamente in vigore. Come sta impattando sulle aziende irpine? È davvero uno strumento utile o rischia di trasformarsi in un aggravio burocratico?
“Il nuovo Codice della crisi rappresenta certamente uno strumento utile, a patto che venga compreso e applicato correttamente. La sua efficacia dipende dalla capacità dell’impresa, con il supporto di consulenti qualificati, di individuare, tra i vari istituti previsti, quello più adatto alla specifica situazione dell’azienda. In questo processo, il ruolo dei professionisti, e in particolare dei Dottori Commercialisti, è centrale. Senza una guida esperta, il rischio è che gli strumenti del Codice non vengano applicati o venga utilizzato quello non coerente alla fattispecie concreta, trasformandosi in un peso burocratico piuttosto che in un’opportunità concreta”.
Che ruolo possono giocare i commercialisti in questa materia?
“Il ruolo dei Commercialisti in tema di crisi d’impresa è fondamentale. Si tratta di una materia ad alto contenuto tecnico e specialistico, che richiede competenze approfondite in ambito giuridico, economico e finanziario. Il Commercialista, grazie alla sua visione d’insieme e alla conoscenza dettagliata della situazione aziendale, è la figura più indicata per affiancare l’imprenditore nella scelta dello strumento più idoneo per affrontare la crisi. È una decisione cruciale, spesso determinante per la sopravvivenza dell’impresa. Una solida preparazione in questo ambito è quindi imprescindibile”.
Ci sono già casi concreti in Irpinia in cui il nuovo Codice ha aiutato a salvare aziende in difficoltà?
“Sì, esistono diversi esempi concreti. Uno dei più rilevanti è il caso dell’Alto Calore. L’azienda ha intrapreso un percorso di risanamento finanziario attraverso il ricorso al concordato preventivo in continuità, uno degli strumenti previsti dal Codice della crisi. Questo istituto consente alle imprese in difficoltà di proseguire l’attività, evitando la liquidazione degli asset e garantendo ai creditori una soddisfazione, seppur parziale, tramite i flussi finanziari generati dalla continuità aziendale. È una dimostrazione concreta di come una gestione competente e tempestiva della crisi possa davvero fare la differenza”.
Il PNRR può rappresentare un’opportunità per l’Irpinia o c’è il rischio che le risorse finiscano altrove?
“Il PNRR rappresenta sicuramente un’opportunità per l’Irpinia, ma solo a condizione che i progetti finanziati siano concepiti con una visione strategica legata allo sviluppo del territorio. I fondi non devono limitarsi a generare investimenti fini a sé stessi, ma devono fungere da volano per la crescita e la creazione di nuove opportunità. Anche in questo ambito i Commercialisti possono e devono svolgere un ruolo chiave, accompagnando imprese ed enti locali nella progettazione, nella rendicontazione e nella valutazione dell’impatto degli interventi”.
Qual è il messaggio che si sente di mandare oggi agli imprenditori irpini in difficoltà? E quale, invece, al mondo istituzionale, a partire dagli enti locali?
“Agli imprenditori mi sento di dire: non aspettate. Di fronte a segnali di crisi, è fondamentale agire con tempestività, utilizzando gli strumenti che il Codice della crisi mette a disposizione. Attendere troppo può ridurre drasticamente le possibilità di recupero. Il supporto del Commercialista, in questo percorso, è essenziale. Alle istituzioni e agli enti locali, invece, rivolgo un invito a investire con visione strategica: servono infrastrutture adeguate e percorsi di formazione che guardino al lungo periodo. Solo così si potrà creare un contesto realmente favorevole allo sviluppo del tessuto imprenditoriale locale”.