“Le imprese e il mondo delle Partita Iva hanno chiuso i battenti senza fiatare, senza replicare. Molti, mostrando un grande senso di responsabilità, finanche prima di essere obbligati con Dpcm. Sapevano che era la scelta migliore per la salute di tutti e l’hanno fatto, in nome di un interesse superiore, il rispetto per la propria e altrui vita”. Maria Alviggi, Consigliere dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Avellino, non nasconde la sua amarezza dopo la pubblicazione in Gazzetta del Decreto “Cura Italia”, anche alla luce dei sacrifici fatti da molti operatori e imprenditori. “Molti – aggiunge – hanno preso questa decisione nella consapevolezza che sarebbero arrivati a fine mese aggiungendo alle già tante “ordinarie” difficoltà, un’ulteriore mancanza di liquidità per far fronte agli impegni: stipendi, mutui, leasing fornitori e, eufemisticamente in ultimo, imposte e contributi”.
Alviggi, considera assolutamente insufficienti le misure contenute nel Decreto “Cura Italia”?
C’è da restare inorriditi ed offesi, soprattutto di fronte a misure che, come consuetudine, umiliano, oltre che noi come addetti ai lavori, le imprese ed i professionisti tutti.
Tra le misure ritenute maggiormente significative rientra il rinvio di tutti i versamenti fiscali scaduti lo scorso 16 marzo.
Parliamo di un rinvio al 20 marzo per i contribuenti con ricavi superiori a 2 milioni di euro e al 31 maggio per tutti gli altri. I versamenti sospesi dovranno essere effettuati in un’unica soluzione entro il 31 maggio 2020 e, molto probabilmente, a quella data le difficolta finanziarie attuali si saranno ulteriormente acuite, anche se è comunque riconosciuta la possibilità di versare gli importi in 5 rate mensili, sempre a decorrere da maggio.
C’è poco anche per il cosiddetto popolo delle Partite Iva?
La grave crisi che sta colpendo gran parte dei titolari di partita IVA, dovuta alle chiusure forzate delle loro attività o alla drastica riduzione del fatturato, necessita di interventi di respiro ben più ampio e a nulla servirà anche la prevista “elemosina” dell’indennità una tantum da 600 euro, ai titolari di partita iva e professionisti che, tra l’altro, tiene fuori per l’ennesima volta i professionisti iscritti agli Ordini.
Data la situazione di emergenza, il Governo ha operato con la massima celerità: crede ci sia spazio per altri provvedimenti?
L’art 77 della nostra Costituzione, al secondo comma dispone che: “… in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge …”. L’emergenza sanitaria, finanziaria ed economica, necessita sicuramente di un Decreto Legge, ma possiamo sapere qual è l’urgenza legata al “Coronavirus” di allungare i termini di accertamento di ben due anni? Se il ragionamento è: per ogni due mesi di sospensione dei pagamenti, due anni di proroga degli accertamenti, dobbiamo augurarci che a maggio non ci concedano un’altra sospensione. O forse il Governo sta immaginando di trasferire anche in campo tributario e per giunta con Decreto, il “blocco della prescrizione”? Alla luce di quanto visto faccio fatica a immaginare altri provvedimenti utili in tempi rapidi.
Cosa si sente di dire in questa fase al Governo?
C’è tanta delusione, l’emergenza coronavirus ha messo in ginocchio la nostra economia, e serviva ben altro per creare le condizioni per una rapida ripresa. Oggi più che mai si sente la necessità di trasparenza e lealtà, noi professionisti, da sempre per deontologia e da un po’ di anni anche per Legge, abbiamo sempre mostrato una condotta trasparente e leale. Se lo Stato vuole farci compagnia, batta un colpo. Ne necessitano le imprese (in particolare le M.P.M.I.), ne necessitano i professionisti, ne necessita il Paese.